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Il paese delle chimere è, nel mondo del lavoro, l’unico degno d’essere abitato

Negli ultimi due giorni mi sono capitati due episodi diametralmente opposti che mi hanno fatto riflettere sul mio lavoro.

Episodio Uno: Qualche settimana fa un cliente ha chiesto un preventivo per aumentare la visibilità online (lo so lo chiedono tutti). Dopo qualche giorno ha richiamato chiedendo come mai ancora non lo avesse ricevuto ed io pazientemente ho spiegato che il nostro modo di lavorare consiste nel preparare preventivi personalizzati e proprio per questo abbiamo bisogno di un po’ di giorni per capire chi è il cliente, cosa fa, qual è la sua presenza online di cosa ha bisogno e quale proposta può realmente aiutarlo a farlo crescere. Cosi dopo qualche giorno inviamo uno studio di 20 pagine (il potenziale cliente è abbastanza grosso per fortuna) e scrivo che sarebbe il caso di incontrarci per spiegargli bene tutto quello che c’è scritto nel preventivo e per fugare qualsiasi dubbio. Il cliente dà subito un feedback positivo e ci incontriamo in un bar in cui tra una birra e uno snack per un paio d’ore svisceriamo tutti i punti sia da un punto di vista della strategia che economico. Alla fine paga da bere e contento mi stringe la mano dicendomi di preparare il contratto e di iniziare a lavorare al più presto. Soddisfatto del lavoro, chiamo la collaboratrice che ha preparato il piano di comunicazione e le dico di tenere in fresco la bottiglia migliore perchè il cliente è rimasto entusiasta di quello che abbiamo fatto.

bar boh

Episodio due: il giorno che ho presentato il preventivo al cliente di cui sopra mi squilla il telefono e una voce molto professionale mi dice di avere ricevuto tempo fa un mio curriculum e che un’agenzia molto importante del territorio vuole vedermi per un colloquio di lavoro. E’ da molto tempo che non faccio un colloquio di lavoro dalla parte del candidato, sono curioso e anche interessato, potrebbe essere una buona occasione e accetto volentieri. Siamo d’accordo per il giorno dopo alle 18. Prima di andare poichè non avevo la minima idea a chi avessi mandato il cv guardo l’annuncio a cui avevo risposto che recita:

“Per la unit digital dell’agenzia siamo alla ricerca di una figura versatile che coordinandosi con un team di lavoro, si occuperà prevalentemente di campagne ADV e supporto a progetti di sviluppo web per i clienti dell’agenzia.

Desired Skills and Experience

  • Analytics
  • Buona conoscenza di Excel
  • Buona conoscenza di Google analytics
  • Buone capacità di redazione di Report

Advertising

  • Gestione campagne Google Adwords (campagne search, display, remarketing)
  • Gestione campagne Social Adv (Facebook, Instagram, LinkedIn, Twitter)

Informatica

  • Buona conoscenza di WordPress,
  • Ottima conoscenza di HTML, PHP e JAVASCRIPT
  • Conoscenza di base delle attività SEO
  • Ottima conoscenza di Database MySQL
  • Buona conoscenza del mondo mobile App”

Rileggo, mi sembra un annuncio un po’ vago, chiedono praticamente di tutto, la curiosità mi spinge ad andare a guardare il sito dell’agenzia e lo trovo poco usabile, lento nel caricamento, fatto ancora con i frame e molto ma molto scarno, tanto che intuisco, ma non riesco a capire appieno, qual è il loro core business. Cosi faccio due ricerche su internet e finalmente ho un’idea più chiara di cosa si occupino realmente: scopro che sono un’agenzia di comunicazione un po’ vecchio stampo ma molto ben radicata che non hanno però una grande presenza online.

Comunque per farla breve vado al colloquio e in una bella sede mi accolgono due ragazzi con cui ci diamo subito del tu. Mi chiedono le competenze, io spiego il mio percorso e parlo per un buon quarto d’ora, mi domandano se ho visto il loro sito, esprimo le mie perplessità mordendomi un po’ la lingua, sono sempre ad un colloquio di lavoro, non posso fare le pulci al lavoro fatto dai miei potenziali colleghi. A questo punto mi spiegano che la loro agenzia ha avuto unincremento di richieste per quanto riguarda il settore online e che quindi stanno cercando personale per evaderle. Insomma passa il tempo al che come avrebbe detto il buon Lubrano mi sorge una domanda spontanea: ma voi chi o cosa state cercando?

Nerds simpson

Ed ecco l’illuminante risposta: noi siamo alla ricerca di una chimera, uno “smanettone” che sappia fare un po’ tutto. Deve saper metter su un sito inwordpress (chi oggi non usa wordpress?), armeggiare con i css, caricare un template, se c’è bisogno creare una campagna di advertising (all’occorrenza può sempre tornare utile), avere dimestichezza con dati e tabelle. Perplesso chiedo com’è strutturato il tutto e tra risposte vaghe mi rendo conto che forse neanche loro hanno un’idea precisa di come funziona la comunicazione web. Chiedo se hanno degli agenti per procacciarsi i clienti e mi accorgo di avere fatto un altro errore nel pronunciare la parola agenti. Mi rispondono all’unisono, prontamente, agenti no abbiamo degli accounting. Ormai tutti sappiamo chenon abbiamo molto da dirci, mi chiedono quasi per dovere se la posizione può interessarmi anche perchè potrebbero esserci margini di crescita. Per inerzia rispondo che mi potrebbe interessare dipende dal conquibus. Ecco il terzo e fatale errore, di soldi non si parla.

Esco tra strette di mano e promesse che qualora ci fossero sviluppi inattesi per altre posizioni terranno il mio curriculum da parte. Ci salutiamo consapevoli che almeno per un po’ non ci vedremo.

Vado fuori e mi chiedo che di lavoro effettivamente in questo campo ce n’è deve essere ancora tanto se un’agenzia strutturata riesce ad avere dei clienti egestirli con una chimera o forse sarebbe meglio dire come una chimera.

Chiamo la mia collaboratrice e le dico che la prossima volta ai clienti è inutile preparare con cura maniacale un progetto di comunicazione, basta lo smanettone che si occupa di tutto saltando tra il marketing e la programmazione, tra l’analisi dei dati e la “buona conoscenza del mondo mobile app”.

Lei si fa una risata chiude il telefono e me la immagino mentre beve in silenzio tracciando con un dito i suoi pensieri persi dentro ai cerchi del bicchiere.

Marge Simpson

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